Single per colpa del signore
Foto di Carmelo Santagati
Io sono single per scelta del signore. No, no, non di Dio, ma di un signore con il cappello e i baffetti da sparviero che, quando avevo appena sedici anni, mi fece una profezia. Era un sabato come tanti, l’impalpabile pioggia di un timido settembre preannunciava l’inizio della stagione autunnale e io me ne stavo seduta su una panchina in attesa dell’autobus che mi avrebbe riportata a casa, dopo un pomeriggio trascorso in compagnia della mia amica del cuore. Mentre sbuffavo, annoiata per l’attesa, quel signore tanto strano mi si sedette accanto senza articolare una parola. Rimase diversi minuti nella stessa posizione e io, infastidita da quell’inquietante presenza, stavo quasi per alzarmi quando, girandosi verso di me, con un solo sguardo mi convinse a restare. – Lei fuma? – Disse tutto d’un fiato. Il fatto che un uomo di quella età, non troppo vecchio, ma abbastanza maturo per poter essere mio padre, mi desse del referenziale “lei”, mi riempi di orgoglio fino ai capelli. – No – mi limitai a rispondere. – Brava, alla tua età non ti farebbe bene -. Baratro: ma come, non mi dava più del lei? Proseguì, non curante dello scacco inflitto alla mia autostima con quel repentino cambio di pronome personale. Guardava dritto davanti a sé, come se stesse parlando da solo. – Io fumo da ancora prima che tu nascessi. Ho provato a smettere diverse volte, ma la nicotina è l’unica cosa che mi è rimasta. Senza di lei non posso più vivere…- Avrei voluto sostenere la conversazione, dirgli, magari, che lo capivo, ma la verità è che io non sapevo veramente cosa si provasse quando ti manca qualcosa. Cominciavo a prenderci gusto e ad apprezzare quel momento di insolita intimità con uno sconosciuto, e sperai quasi che l’autobus non arrivasse. – Lei si chiamava Dora. – Riprese – Era una donna bellissima. Il giorno in cui la vidi, pensai che sarebbe stata mia. Avrei scalato montagne e attraversato mari per lei, ma non fu necessario: ci innamorammo perdutamente al primo sguardo -. Finalmente, riflettei tra me e me, un argomento di cui parlare, l’amore! Ma non mi diede il tempo di dire A che riprese a sproloquiare: – Ti evito i particolari sulla nostra appassionata storia d’amore e ti racconto subito la fine: mi lasciò, come un cane in autostrada, con una lettera che ancora conservo -. Mi aveva inchiodata un’altra volta: cosa potevo dire io, una ragazzina che neanche fumava, a un uomo di quell’età così evidentemente ancora ferito? Di nuovo silenzio, poi si accese una sigaretta. Diede due boccate e finalmente si girò verso di me, rassicurandomi del fatto che si fosse realmente accorto della mia reale presenza. – Neanche questo ti dico, il motivo della separazione, intendo, non è importante. Fatto sta che se ne andò, e mi spezzò il cuore- Ero sbalordita, ma allo stesso tempo affascinata: perché quell’uomo aveva sentito l’esigenza di parlarne con me? Quale fiducia poteva infondergli una mocciosa della mia età? – Ora capisco la nicotina -. Furono le uniche stupide parole che riuscii a proferire. – Hai colto al volo, ragazzina. Al volo -. Si, era vero, ero una ragazzina, ma da quel giorno avrei aggiunto alla mia modesta manciata di anni quell’esperienza che, ero sicura, volesse dire qualcosa. – Sei una tosta – commentò, stornando il discorso – Si vede dalla tua postura e da come trattieni il respiro ogni volta che qualcuno ti passa accanto. Sei guardinga, non ti fidi, ma allo stesso tempo sei una persona che avrebbe, e dico, avrebbe, tanto da dare -. Restammo a guardarci nuovamente senza dire una parola per pochi secondi, ma tanti bastarono a rendere indelebile quel ricordo impresso nella mia mente. – Tu non sei fatta per queste cose, sei diversa. Sei destinata a restare da sola. E bada bene; non te ne devi rammaricare. Farai le tue esperienze, ti innamorerai, ti spezzeranno il cuore…ma nessuno avrà mai la tua anima. Abbine cura e non permettere a nessuno di maltrattarla. Si sta male, molto male, quando non ti vogliono più, e il gioco non vale la candela. Ricorda: quando sul piatto c’è poco più di quello che hai, non rilanciare. Tieniti quel poco e scappa. -. Si alzò senza aggiungere altro, senza neanche salutare e andò via, di spalle. Nel frattempo arrivò l’autobus, salii e mi sistemai in fondo, con le cuffie del mangianastri conficcate nelle orecchie e lo sguardo perso nel vuoto.
Il vaticinio di quell’uomo si è avverato in tutta la sua spietatezza: sono single da troppo tempo per poter ricordare quando è stata l’ultima volta in cui ho avuto una relazione stabile con un uomo, e l’ultimo vero bacio…beh, a malapena ricordo il primo.
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simozark@libero.it
Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita
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