Diversità è partecipazione

Piedi alla 10 e 10

Dicono che cammino con i piedi alle 10 e 10. È vero, è proprio così; un difetto di fabbrica o un calcetto di troppo dato in fase di gestazione, non so.

In verità è più un 12-10 perché, in effetti, il piede sinistro è OK, è quello destro che devia un po’. Ci provo a controllarmi, a deambulare seguendo una linea retta immaginaria, ma il piede spesso si ribella e riprende la sua marcia eversiva, con orgoglio e dignità.

In termini tecnici si chiama piede valgo; ci nasci, non c’è niente da fare, e io mi ci sono pure affezionata, ma la gente non sa, non capisce. E allora chiede:

-Facevi la ballerina? – Una, due, tre, un milione di volte.

Prima rispondevo: – No, sono nata così. – poi mi sono stancata di sentirmi fare sempre la stessa domanda  e oggi rispondo che sì, da piccola facevo danza, e loro se ne vanno compiaciuti e soddisfatti, anche se non possono sottrarsi dal consigliarmi di fare un pò un ginnastica correttiva, perché, dicono, agli uomini piacciono le donne che sculettano.

Tutto gira attorno ai maschi…

Non devi mangiarti le unghie perché ai maschi piacciono le mani curate. (E chi se ne frega) 

Devi mantenerti sottile perché ai maschi piacciono le donne in linea. (Al telefono, intendi?) 

Devi imparare a cucinare perché gli uomini vanno presi per la gola. (Nel senso che li devo strangolare?) 

Mai una volta che qualcuno mi abbia detto, fai questo per te stessa, non mangiarti le unghie perché può venirti un’infezione per esempio, oppure cerca di mantenere la linea perché il colesterolo alto può creare danni alla salute, o impara a cucinare perché troppe scatolette alla lunga fanno male. 

A un certo punto, i loro “consigli” mi presero per stanchezza, e mi iscrissi a un corso di ginnastica correttiva, ma durò poco perché io, in fondo, ero orgogliosa dei miei piedi fuori linea, anche se, a dire di molti, mi facevano sembrare ad goffa e impedita. 

Per gran parte della mia vita,  a forza di sentirmi dire che ero “diversa” perché non avevo una relazione stabile, mi sono sentita come una ballerina senza tutù e scarpette dorate; inadatta, imperfetta, inadeguata, come uno di quei giochi didattici che si usano all’asilo, in cui i bambini devono far corrispondere delle forme colorate  negli spazi  spazi corrispondenti. 

Ecco, io a volte mi sentivo come un mattoncino a forma di rettangolo che un bambino capriccioso o distratto vuole incastrare a forza nello spazio corrispondente al quadrato o al triangolo e che, inevitabilmente, finisce con il danneggiarsi o restare isolato dagli altri. 

Oggi, per fortuna le cose sono cambiate; sono più strutturata, matura, me ne frego del giudizio degli altri, anzi, mi diverte essere un mattoncino senza casa, mi fa sentire me stessa, libera da condizionamenti di una società che ancora ci vuole mogli e madri.

Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita

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