L’animale che mi porto dentro

La descrizione di un uomo fatta da un uomo, è incontrovertibile. E lui lo fa con la classe e l’ironia tipica della sua scrittura, diretta e dissacrante, in cui a volte sembra chiedere scusa e altre dire “che cazzo volete, noi siamo fatti così”. E io non mi sento di dargli torto, ed invidiarvi, voi uomini.
“Quando discutiamo con una donna, parliamo, scherziamo e diciamo sei intelligente, simpatica, seria, gentile, permalosa, nervosa, ci appassioniamo o ci incazziamo, ma poi alla fine quando ce ne andiamo ci giriamo sempre a guardarle il culo. Diciamo a tutte che non abbiamo un legame serio. Diciamo che sappiamo benissimo come sono fatti i maschi, però noi non siamo come gli altri. Diciamo di noi stessi che siamo sensibili. Per strada, anche se stiamo litigando furiosamente con la nostra donna chiedendoci se ci amiamo ancora o è tutto finito, se in quel momento arriva un pallone calciato lontano da dei ragazzini, facciamo due passi di una corsetta e lo ricalciamo e facciamo una faccia soddisfatta, poi ci giriamo e non ci ricordiamo più di cosa si stava parlando.
Quando una donna ci confessa di non aver mai avuto un orgasmo, la prima cosa che pensiamo è: con me l’avresti. Al contrario di quello che si crede amiamo la cellulite. Sappiamo vedere le forme del corpo sotto qualsiasi vestito. Vorremmo fare tutto quello che ci passa per la testa senza pagare alcuna conseguenza, e non riusciamo ad accettare che non sia possibile. Siamo fermamente convinti di avere il cazzo grande. Lo chiediamo, ed educatamente ci rispondono sempre di sì. Se vieni a dirci che ti hanno toccato il culo, la seconda cosa che pensiamo è andare a cercarlo e picchiarlo; ma la prima cosa che pensiamo, istintivamente, è: se ti ha messo la mano sul culo è perché hai fatto la zoccola. Quello che non tutti sanno, e ogni volta che vi assistono fanno una faccia stupita come se fosse impossibile, è che noi soffriamo, siamo deboli, siamo infelici, euforici, malinconici – ma sempre in superficie. Nulla intacca veramente nel profondo. È come se a un certo punto, sotto, ci fosse uno strato di roccia che non fa passare niente. Quindi la verità è che tutta la vita che mi è passata addosso, adesso che sono qui insieme ai miei fantasmi, tutte le sofferenze mi fanno soffrire nel modo in cui possiamo soffrire noi. Adesso, in piena notte, l’unica cosa che sento, è un po’ di fame”.
L’animale che mi porto dentro, Francesco Piccolo
Leggi anche “Francesco Piccolo e il racconto del maschio”
simozark@libero.it
Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita
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