Il signor P.

Foto di Daniela Pennino
Il signor P. è un mio vicino di casa. È un ometto anziano e claudicante con il quale, i primi tempi, non ci prendevamo molto. I nostri rapporti erano così complicati, che lo avevo soprannominato Scrooge, come il personaggio rude di Dickens in “Canto di Natale”, per via del suo carattere scontroso e decisamente fuori dalle righe. Tuttavia, nonostante le sue provocazioni, provavo ad essere conciliante, in fondo era sempre una persona anziana a cui era morta da poco la moglie, ma nonostante ciò, c’erano dei momenti in cui riusciva a mettere a dura prova la mia pazienza. Ricordo che una volta, all’ennesima provocazione, gli dissi una parolaccia, cosa di cui mi pentii subito, ma ormai era fatta. Poi improvvisamente, proprio come il personaggio di Dickens, in modo timido e impacciato, cominciò a salutarmi da lontano e a rivolgermi il buongiorno senza ringhiare. Non riuscivo a fidarmi, ma poi pensai alla me stessa di una ventina di anni fa, la ragazza triste e sempre incazzata con il mondo che tutti allontanavano, ma che in fondo aveva solo bisogno di una carezza. Oggi io e il signor P. siamo amici, per quanto un uomo di 85 anni e una donna di 30 percepiti possano esserlo, ma non manca giorno in cui non mi dedichi una gentilezza, a volte forse troppo. Ha solo bisogno di contatto umano, e quando mi ha chiesto il numero di telefono nel caso in cui io avessi avuto bisogno (io!) gliel’ho dato senza fiatare, nonostante non ne avessi voglia. Odio sentire squillare il telefono, e mi piace ancora meno intrattenere conversazioni che durino più di trenta secondi, ma con quale cuore avrei mai potuto rifiutare? Cionondimeno, mi sono quasi affezionata all’appuntamento pomeridiano in cui trova sempre una scusa per chiamarmi. E poi i pensieri delicati, come una piantina di basilico, una fetta di torta che ha fatto la figlia, una dritta sul posteggio. Io i miei nonni non li ho conosciuti, uno era già morto quando sono nata e l’altro è andato via poco dopo, ma a me piace immaginare che una parte di loro si sia reincarnata in lui. Peccato per la differenza di età, altrimenti ci avrei fatto un pensierino.
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simozark@libero.it
Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita
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