Dicono gli altri

Da quando sono single, cioè dal medioevo, mi sono sempre sentita dire che è colpa mia. Non nel senso che tratto male gli uomini, ma nel senso che li scelgo, involontariamente, tutti uguali, o comunque, se non proprio uguali, simili nel modo di vivere le relazioni. Dicono gli altri, che boicotto le storie d’amore perché sono io stessa a non volermi impegnare per cui, sempre secondo gli altri, vengo attratta da uomini che non sceglierei se intendessi costruire qualcosa di serio. Io non la penso così; è vero, sono una donna indipendente che ama stare da sola, ma ciò non significa che non mi piacerebbe incontrare qualcuno che mi alleggerisca le giornate semplicemente con un sorriso o una parola di conforto.
Ma in qualche modo “gli altri” devono avere ragione: in poche parole, mi capita spesso di incontrare uomini in cerca di una badante o una donna alla pari, ovviamente alla pari non nel senso della parità dei sessi, ma nel senso di donna delle pulizie. Eppure, lungi da me palesarmi come tale, non do di certo l’impressione di essere una geisha desiderosa di mura domestiche e domeniche dalla suocera, non che ci sia niente di male, ma io non sono così.
Sono tutto l’opposto, disordinata, confusionaria, campionessa di apertura di scatolette di tonno, legata alla gestione della casa il giusto e necessario, e non faccio niente per nasconderlo, soprattutto perché, vivendo da sola e non dovendo dare conto e ragione a nessuno, posso permettermi il lusso di spolverare la libreria solo quando si accumula uno strato, seppur non visibile all’occhio umano, di polvere e non tutti i giorni così come facevano le mie nonne. Tuttavia, anche quando vivessi con qualcuno penso che le cose non sarebbero diverse: avrei scelto un uomo “alla pari”, nel senso che mi avrebbe trattata come sua pari e non avrebbe preteso che, oltre che compagna e madre dei suoi figli, fossi anche la sua donna di servizio. La libreria, se ci avesse tenuto ad averla sempre linda e profumata, se la sarebbe spolverato da solo.
Ricordo che una volta ragazzo che avevo iniziato a frequentare, venne a casa mia con i sacchetti della spesa in mano e mi disse: adesso vediamo che sai fare. Nel sacchetto c’erano gli ingredienti per fare le bruschette e la pasta alla carbonara, per cui lo ringraziai per quella scelta, così presi le uova che si trovavano custodite dentro il contenitore e gliene ruppi due sulla camicia. “Ecco, questo è quello che so fare: uova in camicia”, risposi. Non è vero, non andò così, ma col senno di poi mi sarebbe piaciuto tantissimo. In realtà la pasta gliela cucinai, (cosa che oggi non avrei fatto, non perché non sia bello cucinare per il proprio uomo, ma perché lui diede per scontato che avrei dovuto farlo io) ma ovviamente il risultato fu poco più che soddisfacente, ma per onor del vero le bruschette mi vennero buonissime.
La storia durò pochissimo, non tanto perché non mi andava di cucinare, ma perché oltre alla cucina, lui pretendeva di scegliere il mio outfit, di decidere quando avrei dovuto portare la macchina al lavaggio, di “consigliarmi” quali amiche frequentare: insomma, voleva una bambolina dotata di parola, a patto che le parole me le scrivesse lui. Eppure, se mi conosci mi eviti, nel senso che se cerchi una “brava donna”, si vede ad occhio nudo che io non indosso le camicie perché poi le devo stirare, figurarsi se stiro le tue. Perché diciamolo francamente: quando un uomo dice della sua donna che è brava, intende che è una brava donna di casa e che non gli fa mancare niente. Verrebbe da pensare che sono una stronza femminista, una di quelle acide che alzano il dito medio, e forse è un po’ così, ma in realtà sono molto più semplice ed amorevole di quanto sembri.
Sono una donna che l’amore lo sceglie, non lo subisce, con tutte le conseguenze e i compromessi che comporta, sono una donna che quando ama lo fa senza risparmiarsi, a patto di essere corrisposta e amata per quello che sono e non solo per quello che posso fare. Poi, lo posso pure fare, posso stirarti le camicie e cucinarti la pasta alla carbonara se torni più tardi di me dal lavoro, ma non deve essere un dovere e non deve essere una concessione se i piatti ogni tanto li fai tu.
Posso, potrei, ma non lo faccio, per fortuna (o per disgrazia) sono ancora single e posso leggere qualche libro in più, ovviamente dopo averlo spolverato.
simozark@libero.it
Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita
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