Dalla parte degli uomini
Siamo così, dolcemente rompipalle.
Noi donne non facciamo altro che lamentarci degli uomini, del fatto che sono troppo semplici e superficiali, ma noi, che vantiamo di essere dolcemente complicate, in realtà siamo solo deluse, amareggiate, arrabbiate, convinte che gli uomini siano tutti uguali, e ci comportiamo di conseguenza.
A volte ci trasciniamo i vecchi rancori delle relazioni passate in quelle nuove, auto boicottandole, seppur inconsciamente. Siamo prevenute, sappiamo già tutto, e spesso mettiamo freni, paletti, divieti e non ci lasciamo andare.
Noi donne non facciamo altro che lamentarci degli uomini, del fatto che sono troppo semplici e superficiali, ma noi, che vantiamo di essere dolcemente complicate, in realtà siamo solo deluse, amareggiate, arrabbiate, convinte che gli uomini siano tutti uguali, e ci comportiamo di conseguenza.
Donne, abili trasformiste. Quando ci ritroviamo coinvolte in una relazione, siamo capaci di passare dal look da femme fatale, con i capelli sempre a posto e la lingerie coordinata, alla brutta copia della bambina dell’esorcista. Per non parlare dei piedi: ma perché ce li abbiamo sempre così freddi? E il trucco sbavato, la ricrescita nei capelli, i gambaletti color carne, ma che fine ha fatto il look da influencer su Youtube dei primi incontri? E poi parliamo, parliamo, parliamo: ma non lo sapete che gli uomini sono stati progettati per poter ascoltare un numero limitato di parole al minuto? E le domande, soprattutto quelle a trabocchetto, che lo sa pure un bambino di due anni che a certi quesiti loro, per costituzione, non possono rispondere, non per indolenza, ma perché la natura non li ha provvisti delle sinapsi adeguate. Alla domanda:
“A cosa stai pensando?”
loro non è che non vogliono rispondere, è che gli pare male confessarci che non stanno pensando a niente. Noi contesteremo dicendo che è impossibile non pensare a niente, e invece no, loro, giustamente, rivendicano il diritto a non pensare a niente. Siamo noi quelle che riusciamo a fare due cose contemporaneamente, e se loro si sdraiano sul divano, non possono pure pensare! Ah, un’altra cosa: oltre a non pensare sempre, non sanno leggere nel pensiero, quindi, quando ci mettiamo il broncio e, a domanda rispondiamo che non abbiamo “niente”, loro ci credono, perché sono fiduciosi per natura. Quindi, perché ci incazziamo quando danno la nostra risposta per buona e vanno a farsi una birra? E poi abbiamo una capacità di sintesi straordinaria, con una parola siamo capaci di esprimere concetti lunghi e complicati, che gli uomini però, sempre per un fattore genetico, non sono in grado di capire. “Niente”, per loro vuol dire niente, mentre per noi equivale a un problema di fisica quantistica. Che poi, invece, quando diciamo noi parliamo, eccome se parliamo, e lo preannunciamo con tono solenne e minaccioso
“Dobbiamo parlare”
che è il preludio alla catastrofe. Che non è tanto il fatto che gli dobbiamo parlare, facciamolo pure, parliamo, e invece no, perché a quel “Dobbiamo parlare” aggiungiamo un innocente “stasera”.
“Stasera dobbiamo parlare”
Stasera, vogliono dire 12 ore di tormento, in cui si chiedono cosa abbiano fatto di male, e tornano indietro con la mente, all’ ultimo San Valentino, agli anniversari e, a parte il piccolo corno che ci gli abbiamo perdonato, non gli viene in mente altro. Poveri uomini, in quelle 12 ore smettono di vivere, prendono un permesso dal lavoro perché sono troppo agitati per concludere qualcosa, non mangiano e gli si blocca pure la pipì. Poi, finalmente, arriva la sera, si fanno coraggio e si mettono in ascolto. E noi che facciamo? Alla domanda:
“Allora, amore, cosa volevi dirmi”
cosa rispondiamo?
“Niente”
Come sosteniamo noi donne, loro sono semplici, e quando rispondiamo sì ad una domanda, loro ci credono, del resto, perché non dovrebbero farlo? E invece no, perché per noi un sì equivale a un no, e un no a un sì. Ma perché non diciamo sì per dire sì e non per dire no? È facile. Per non parlare dei quesiti sulla linea. Ma perché li sottoponiamo alla tortura del
“Amore, mi trovi ingrassata?”
quando lo sappiamo benissimo che abbiamo il sedere quanto un autotreno a rimorchio. Ma a loro non interessa, ci amano così, tuttavia noi incalziamo:
“Amore, mi trovi ingrassata?”
“Si, amore, certo che sei ingrassata, l’ultimo Natale ti sei mangiata pure i piedi dei tavolini, non te ne accorgi da sola?”
Eppure non ce lo dicono, almeno non in modo esplicito, ma se ci proviamo un vestito della taglia che portavamo l’estate scorsa e gli chiediamo:
“Amore, come mi sta?”
cosa ci devono rispondere, che nel modo di entrarci sono saltati due bottoni. Che cosa ci devono dire, che siamo bellissime? No, il vestito ci sta una merda, tuttavia non ce lo dicono, perché sono coraggiosi, ma non così incoscienti. Ah, e poi non siamo capaci di accettare i complimenti, siamo sempre diffidenti e sospettose.
“Amore, oggi sei bellissima!”
“Perché solo oggi?”
“Perché ieri, con quei pantaloni a vita alta facevi cagare”
Ci devono rispondere così?
Scusate donne, forse esagero, generalizzo, ma che ci siamo indurite è vero, a ragione forse, perché gli uomini, in effetti, quando vogliono sanno essere davvero stronzi, ma noi stiamo facendo il loro gioco.
Ci siamo mascolinizzando, per paura o diffidenza, abbiamo imparato a cavarcela da sole, forse fin troppo, e abbiamo imparato a ragionare anche per loro. Insomma, diamo l’impressione di non aver più bisogno del loro sostegno, e questo li addolora. Io comprendo il nostro dolore e le nostre reticenze, ma gli uomini, che che se ne dica, non sono tutti uguali, e se ci comportiamo con tutti alla stessa maniera, rischiamo di perderci la giusta occasione.
L’amore non dura per sempre, le relazioni sono fragili, ma vale la pena rischiare.
Proviamo ad essere più semplici, e magari loro proveranno ad esserlo meno, ma soprattutto smettiamola con questa diabolica corsa al voler dimostrare sempre di essere all’ altezza. Noi donne non abbiamo bisogno di dimostrare niente. Gli uomini sanno bene come siamo fatte, sanno che bastiamo a noi stesse, e sbandierare la nostra forza come uno stendardo reale, è un’arma a doppio taglio che li sta inesorabilmente allontanando da noi.
Tuttavia sono ancora convinta che un uomo vero, se tale, non dovrebbe avere paura di niente, tantomeno della nostra presunta forza, forza che però non riusciamo più a controllare, ci è sfuggita di mano e, forse, un uomo vero ha solo bisogno di quella semplicità che tanto gli rimproveriamo.
Ci sentiamo migliori di loro, ammettiamolo, e sì, magari è così, ma se davvero siamo migliori perché elemosiniamo le loro attenzioni, accontentandoci, a volte, delle briciole? Cerchiamo di essere coerenti, di bastare davvero a noi stesse, di considerare gli uomini un’ottima compagnia che può aggiungere (tanto) e non togliere, perché se siamo davvero forti cerchiamo di esserlo fino alla fine.
Parola di una single di fatt
simozark@libero.it
Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita
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Un commento
Anonimo
Grazie per la “partecipazione”…parola di single di fatto (maschio)