Sola

Basta che la smetti di chiamarmi signora

Chi mi conosce bene sa che io adoro stare da sola. Chi non mi conosce bene, invece, pensa che sia una condizione subita e non ricercata. Ma pazienza.

Faccio tantissime cose da sola, ma non per questo non amo la compagnia, compagnia di persone per cui vale la pena rinunciare a stare da sola, s’intende.

Faccio tante cose da sola, per scelta, e a volte dico “no, stasera preferisco stare a casa”. E poi invece esco, da sola. Vado al cinema da sola, a mare, a fare l’aperitivo, ma a cena mai, non l’avevo mai fatto.

Ieri è stata la prima volta, e ho capito che ancora non siamo pronti a vedere una donna che mangia al ristorante da sola.

Ebbene…

il cameriere chiede se, dando per scontato che aspetti un’altra persona, nel frattempo può portarmi da bere. No, dico, non aspetto nessuno. Ah, abbozza lui, con imbarazzo. Allora le porto il menu’. Grazie, dico, ma ho le idee chiare e posso già ordinare. Un piatto di pasta con le vongole, per favore, ah, e un calice di bianco. Subito signora.

Al tavolo accanto al mio c’è una coppia al primo, massimo secondo appuntamento. Lo immagino perché tra loro c’è una sorta di elettricità, tipica dei primi appuntamenti, che già al terzo è più scossa elettrica con i piedi bagnati. Insomma, ancora non hanno fatto niente, vah. Persi ognuno negli occhi dell’altro, tra gli astanti, sono gli unici a non accorgersi di me, al contrario della famiglia (padre, madre e figli) che, due tavoli più in la’, mi lancia occhiate di commiserazione, tutti tranne lei, che sorride sotto i baffi, mi guarda con discrezione, abbassa lo sguardo, poi sorride di nuovo…starà pensando “beata lei, io sto qui con questo mammalucco di mio marito e i miei figli, che adoro, ma quanto deve essere bello starsene un po’ per conto proprio?”. Ricambio il sorriso e rispondo al suo tacito discorso, “se vuoi possiamo cenare insieme una di queste sere, in tavoli separati, ovviamente”.

Alla mia destra ragazza giovane e carina con matusalemme di 80 anni al fianco, che mi squadra come avessi commesso un reato. Mi guarda di traverso, ma la sua è diffidenza, non cattiveria, diffidenza dovuta all’ignoranza di non sapere che anche le donne sole hanno fame. Del resto anche io guardo loro con l’ignoranza di chi non sa che lei non è la classica mantenuta, e anche fosse, che male c’è? E poi non sarebbero fatti miei. Sono padre e figlia, lo so perché a un certo punto lei dice “papà, io ho bisogno di te”. Li invidio, da morire.

E poi c’è Piero

In realtà non so quale sia il suo nome, l’ho battezzato io così, perché ha la faccio da Piero, e se si presentasse e mi dicesse che si chiama Marco, io continuerei a chiamarlo Piero. Anche lui è da solo, ma nessuno lo guarda in modo strano, probabilmente il fatto che sia da solo, agli occhi di tutti è una cosa normale. Piero è proprio di fronte a me, e io ho il terrore che mi punti, che ammicchi e che cominci a farmi il filo, perché magari pensa che una donna sola cerchi compagnia. Voglio morire. Storno lo sguardo, faccio l’indifferente, mi arrotolo i capelli attorno al dito, ma smetto subito, magari lo interpreta come un segnale, un invito. Tuttavia mi accorgo, rincuorata, che non ce n’è bisogno, perche Piero è pi cazzi sua, insomma, non mi caga di sgricio, è assorto a mangiare il suo piatto di milinciane ammuttunate. In realtà non vedo cosa mangi, ma per me tutto i Pieri del mondo mangiamo le milinciane ammuttunate. Ovviamente adoro Piero e il suo non accorgersi minimamente di me.

Finalmente arriva la mia pietanza: noto subito che sul mio piatto ci sono più vongole che in quelli degli altri, è evidente, al cuoco sarà arrivata la voce che la pasta è “per una donna sola” e avrà avuto pietà. Meglio, mangio di più.

“Signora” dice il cameriere, senza togliersi di dosso lo sguardo della pietà di Michelangelo “Tutto bene?” Si, benissimo, basta che la smetti di chiamarmi signora, e che cazzo.

Dio delle città e dell’immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi…ciu vo spiari tu che non esistono solo gli uomini soli?

Sono felice, ho trascorso una magnifica serata, e vado via a malincuore ma con la gioia nel cuore.

Lascio una lauta mancia, che non si dica che le donne sole sono taccagne.

Una una cosa però la devo dire: la pasta con le vongole la sanno fare solo ma madre e mia sorella.

Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita

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