ex

A volte non tornano

Foto di Daniela Pennino

La mia vita sentimentale non è stata sempre un disastro. C’è stato un periodo in cui andavo “forte”, e vivevo le relazioni con leggerezza. Non nel senso che non le prendevo sul serio, ma seguivo pedissequamente il motto “ogni lasciata è persa”. Ero giovane, e non avevo ancora accumulato tutta la serie di esperienze e di porte in faccia di cui posso vantarmi oggi. Di conseguenza mi buttavo, anche senza indossare il paracadute. In realtà, anche adesso che la pelle del mio corpo inizia a cedere alla forza di gravità, le cose non mi vanno così tanto male, tuttavia è insito nell’indole umana fare tesoro delle brutte esperienze e non di quelle positive, e così, eccomi qui, con le ossa rotte e diversi muri da abbattere. In questo modo, non permetto ai ricordi belli di riaffiorare, all’amore che mi hanno donato, alle mani che mi hanno stretta e alle braccia che mi hanno rassicurata, e lascio spazio alla profonda delusione causata da un solo uomo, va beh, forse due. Per anni ho aspettato il ritorno di quell’unico ex che mi ha lasciata, probabilmente non perché l’amassi, ma per il gusto di averla vinta, alla stessa stregua di una bambina che scalpita e fa i capricci. Del resto, anche se tornano, siamo sicuri che tornano per noi? Se tornano, c’è da chiedersi il perché. Difficilmente la ragione è l’amore. Spesso è altro; nostalgia, constatazione che “meglio tu che altri,” ricerca di un approdo sicuro. Chi se n’è andato una volta, probabilmente se andrà di nuovo, e farà più male, perché porterà via con sé quello che aveva lasciato la prima. Alla fine, avremo l’impressione che si sia preso tutto, anche la nostra dignità, fin quando non ci prenderemo quella di un altro, senza accorgercene, con cattiva leggerezza e con l’inconsapevolezza di essere noi, stavolta, i colpevoli della sofferenza altrui. E saremo noi a non tornare, o a tornare, per egoismo e disperazione. Questo gioco al massacro, che in molti si ostinano a chiamare amore, è la guerra più dura di tutti i tempi. 
Nell’attesa che non torni nessuno, provo a sostituire uno dei miei tanti muri con un arcobaleno, magari porta bene.
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Mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), abito a Palermo, sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita

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