Non potrei mai vivere senza di me

Foto di Antonella Postorino

Nasciamo da soli e moriamo da soli: io sono single per coerenza.

Questa storia che non mi sia mai sposata, in famiglia (e non solo), non l’ha mai capita nessuno. Raggiunta la maggiore età tutte le mie cugine erano già coniugate o fidanzate da tempi immemori, mentre io, dall’alto dei miei venti e passa anni, ero ancora single, anzi, no, zitella. Quando, durante le riunioni familiari, i miei parenti mi chiedevano quand’è che mi sarei “sistemata” io abbozzavo un sorriso e cambiavo discorso, ma qualunque cosa dicessi non era mai abbastanza. Un 30 e lode, la prospettiva di uno stage per imparare l’inglese, il progetto di trovare un lavoro all’estero, venivano scavalcati miseramente dai discorsi sugli omogeneizzati e sulle ricette della pasta al forno delle mie cugine. Ero incompresa, soprattutto dalle mie nonne che, a un certo punto, decisero di regalare il mio corredo della dote alla cugina sedicenne (ovviamente fidanzata con tanto di fedina e promesse nuziali) che l’avrebbe sicuramente usato, al contrario di me, che ero ormai considerata fuori età da matrimonio. Guardata sempre con sospetto sono stata definita “donna particolare dal malo carattere” e addirittura qualcuno ha messo in dubbio i miei gusti sessuali, pur di giustificare la mancanza di materiale maschile “stabile” nella mia vita. L’idea che quella mia potesse essere una scelta dettata dal desiderio, se non di trovare quello giusto ma almeno di non accontentarmi di quello sbagliato, non le ha mai sfiorate, perché a questo mondo una donna senza un uomo (e un figlio) è una donna a metà. Se le mie nonne fossero ancora vive, vorrei dire loro (e non solo a loro) che sono fiera di essere una donna a metà, che non si accontenta, che non vive la mancanza di un uomo come una condanna, che riempie le proprie giornate con le altre infinite cose che la vita ha da offrire e che non esclude, un giorno, la possibilità di incontrare qualcuno (speciale) con cui condividerle.

 

Io, io lo so che prima o poi arriverà lui, quello che mi darà l’ultimo primo bacio perché, appunto, sarà l’ultimo, quello che dopo di lui, non ci sarà più nessuno, e sarà bellissimo. Speriamo solo non sia il prete intento a darmi il bacio dell’estrema unzione.

Eccomi:  mi chiamo Simona Zarcone, ho 44 anni (portati benino), sono un’insegnante di sostegno (per scelta), istruttrice di fitness, appassionata di lettura, di scrittura, del buon vino e sono single, da sempre, o almeno da quando ho dismesso le armi da seduttrice incallita. Sono stata la fidanzata distratta di tanti ragazzi, forse troppi, ma l’amore, quello vero di cui si parla tanto in giro, non penso di averlo sperimentato mai. Forse una volta, ma risale a qualche lustro fa e, anche a voler chiedere al diretto interessato, non saprei come fare, visto che l’unico contatto degno di nota è quello fb in cui ha il profilo di coppia con il suo nuovo fidanzato. Cionondimeno, sono single da quando ne ho memoria, e sono così abituata a stare da sola che quando sono in compagnia mi manco io stessa.

Sono così single che quando ai matrimoni mi capita di prendere il bouquet, i fiori appassiscono nel tragitto dalle mani della sposa alle mie.

Sono così single che, quando ad una festa stappano lo spumante, anche se mi trovo nella traiettoria perfetta, il tappo la devia improvvisamente, sfidando tutte le leggi della fisica.

Sono così single che, quando un uomo mi invita a prendere un caffè, vuole prendere davvero un caffè.

Sono così single che non ricordo più chi è il mio ultimo ex.

Sono single, ma per me non è un problema.

Sono single, ma vivo di altro.

Sono single, e chi se ne frega.

Sono single, e mangio, dormo, vado in vacanza come chi è in coppia.

Sono single, e se non è un problema per me, perché dovrebbe esserlo per gli altri?

Sono single e, a un certo punto, ho sentito la necessità di rassicurare il mondo, o almeno a una piccola parte di esso, che non deve avere paura di me, di noi, tantomeno provare compassione. Ecco spiegata l’espressione “single di fatto”, il nome del mio blog, con cui intendo rompere gli indugi e chiarire, una volta per tutte, che l’universo dei single non è un universo a parte, che non tutti i single sono depressi, e che molti di loro non sentono la mancanza di un compagno, o almeno non trascorrono le giornate nella sfiancante ricerca di qualcuno che, probabilità, non arriverà mai. “Di fatto” per due motivi: il primo, è che essere single, per me, è appunto un dato di fatto, e non una questione su cui avanzare ipotesi, teorie o, peggio ancora, destare preoccupazione. Secondo, e non per importanza, perché non esiste relazione più “di fatto” di quella che si ha con se stessi, relazione che non potrà mai essere formalizzata con un matrimonio o un’unione civile, relazione che, inevitabilmente, si trasforma dal momento in cui ci innamoriamo (di un’altra persona). Per il momento, io sono single e vorrei che, come succede con le coppie di fatto, nessuno mi chieda più quand’è che “mi sistemo”, facendomi sentire sempre sbagliata o in disordine. Più che single, a me piace pensarmi sfusa, un po’ come le caramelle vendute singolarmente e non confezionate insieme alle altre, oppure come il vino delle botti, che puoi scegliere tu quanto e quale portare a casa, gustandoti il momento dell’imbottigliamento e annusandone a fondo il profumo. Ecco, io mi vedo così, come una bottiglia di vino sfuso che la gente non compra più, per pigrizia o per semplice praticità. Chi è sfuso come me potrà capire quanto sia spiacevole ascoltare, di tanto in tanto, la compilation dei luoghi comuni sull’essere single, soprattutto se sei donna di una “certa età”. Se, come me, sei single di fatto, recidivo o occasionale, almeno una volta ti sarai sentito dire:  

“Ma come mai?”

“Non hai paura di restare solo?”

“Sei ancora una

bella donna/uomo”

“Forse sei troppo

esigente”

“Prima o poi te ne

penti”

“Ma un figlio non

lo devi fare?”

“L’orologio

biologico gira”. E per concludere, l’odioso 

“Eppure, non ti manca niente”, 

come se l’amore fosse una corsa al “ce l’ho, ce l’ho, mi manca” proferito davanti a un immaginario album delle qualità da completare con tutte le figurine al posto giusto. Ecco, appunto, io il mio album di figurine me lo voglio tenere così, con tutti i miei difetti e le mie patologie, per non rischiare di fingermi un’altra al fine di piacere a qualcuno o, peggio ancora, per paura di restare sola. Tuttavia, l’idea di incontrare qualcuno non è esecrabile, ma la ricerca è diventata sfiancate e, “ad una certa età”, si preferisce dedicarsi ad altro, come al giardinaggio o alla pittura, tanto il mondo è rotondo e prima o poi l’amore, se proprio deve essere, passerà di qua. Per cui non sono la classica single per scelta degli altri, tantomeno mia: sono single di fatto, perché preferisco “stare qui da sola che con una finta compagnia”, tuttavia questa scelta, seppur reversibile, desta tuttora sospetto e incomprensione. Se sei single, ti guardano con circospezione, (soprattutto se sei donna) chiedendosi quale infido segreto nascondi, non curandosi del fatto che non tutti i single soffrono la solitudine, forse una buona parte, ma tutti proprio no. Io non soffro la solitudine, soffro dell’idea che gli altri hanno della mia solitudine. Io non sono una donna sola, sono semplicemente una donna che vive da sola e, se prima ostentavo questa condizione, andando in giro a vantarmene dando coraggio a chi, contrariamente a me, la detestava pubblicamente, adesso cerco di proteggerla da abbagli e illusioni. Comincio a prenderci gusto a questo libero arbitrio, a tutta questa libertà, che un tempo mi sembrava sempre troppa e non sapevo che farmene. Adesso essere sfusa mi piace davvero, non ne faccio un vanto ma non mi dispiace: la mia solitudine si è trasformata in qualcos’altro, e a volte ho quasi paura di perderla, che qualcuno, da un giorno all’altro, me la porti via, sconvolgendo la stabilità emotiva che, a fatica, mi sono costruita. Non è istinto di sopravvivenza, tantomeno consolazione, ma un semplice, banalissimo, dato di fatto. E non so come farò – e cosa dirò – a colui che verrà dopo di me, che mi vorrà dopo di me, respirerà il mio odore, si prenderà il mio armadio, e quel disordine che io avrò lasciato nei miei fogli…cosa farò quando vedrò il suo spazzolino da denti accanto al mio? Cosa gli risponderò quando mi chiederà a cosa sto pensando? E ci resterà male se non glielo domanderò anch’io? Cosa farò quando mi mancherò? E quando non troverò più me stessa? E cosa dirò a me stessa quando le attenzioni che mi dedicavo le dovrò dividere con lui? Un giorno finiranno…ma nel frattempo me li godo, questi mille giorni di me e di me.

Tuttavia, la mia natura maledettamente umana, di tanto in tanto dà segni di cedimento e mi spinge, mio malgrado, a rifuggire questa solitudine, subita e ricercata allo stesso tempo. Sono consapevole che, prima o poi, incontrerò qualcuno che mi farà rinnegare le certezze di oggi, a cui chiederò di restare a dormire la notte, un uomo onesto che non mi dichiarerà amore eterno, ma che abbia voglia di rendere perfetto il momento che stiamo vivendo, un uomo che, inevitabilmente, mi farà venire voglia di chiudere questo blog. Magari lo urterò un giorno di pioggia come fanno Andrea e Giuliano che incontrano Licia per caso, tuttavia, considerato che vivo in una città dove piove di rado…beh, dovrò inventarmi qualche altra cosa (o forse no). Nel frattempo, vivo, non posso fare altro, e vorrei che anche gli altri vivessero la propria vita, e non la mia.

Con questo atteggiamento non vorrei essere fraintesa e risultare intransigente, perchè si è vero, sono single e mi ostino tanto a fare la dura, la donna che non deve chiedere mai, quella che basta a se stessa, ma sinceramente, detto tra di noi…ogni tanto, anche io avrei bisogno che qualcuno mi abbracciasse forte forte e mi sussurrasse all’orecchio: “Tranquilla, oggi le pulizie te le faccio io”.

Insomma, sono una principessa moderna: i rospi, al posto di baciarli li ingoio, le scarpette invece di perderle le lancio e l’unico cavallo su cui sono salita è quello dei miei pantaloni. E per quanto riguarda i miei princìpi, non li tradirei mai per un principe qualunque. Del resto, sono di poche pretese…mi accontenterei di un folletto, preferibilmente uno di quelli a batterie, che spazzano a terra in completa autonomia con un semplice comando.

 

Guarda il video “Single di fatto”

 

…e se anche tu vuoi il tuo folletto

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